A questo punto, la maggior parte degli alchimisti riconosce la possibilità di due vie, una corta e facile, ma più rischiosa, chiamata via secca (che, sul piano spirituale, viene associata alla Tantrica Via della Mano Sinistra), e una più lunga e ingrata, ma sicura, la via umida (la Via della Mano Destra).
Nella via secca si prosegue con la cottura. La polverizzazione richiede l’azione di due fuochi, uno esterno e l’altro interno. Grazie anche all’azione del fuoco intrinseco sviluppato dalla disgregazione, avvengono le fasi successive della calcinazione e dell’incenerimento: la cenere calcinata abbandona le proprie impurità grossolane e combustibili, per dar luogo a un sale puro, che la cottura colora di rosso, e riveste dell’energia del fuoco.
Per tre volte il substrato deve sottostare a una nuova cottura, a nuove soluzioni e coagulazioni. La forma completa dell’opus si acquisisce dopo una serie di cotture.
Nella via umida, alla putrefazione segue l’impregnazione, o estrazione dell’anima, con cui l’essenza volatile viene estratta dalla massa in putrefazione, e viene successivamente distaccata e volatilizzata; e poi la purificazione, con cui il lattone non pulito, viene mondato delle sue impurità tramite distillazione e poi precipitato. Bisogna ora corporificare lo spirito volatile che si libra sospeso nell’essenza del metallo, dello spirito di vita universale.
Ottenuto questo fluido, si apre il recipiente, e, a contatto con l’aria, si solidifica, e si separa. Si otterrebbero, in questo modo, due sostanze nuove (la trasmutazione!), completamente nuove, che non sono composti, ma elementi puri! La polvere ottenuta sbriciolando nel mortaio il vetro modificato è la pietra filosofale.
Pochi autori parlano della via secca, dirompente ed eversiva, in cui il regime del fuoco viene rapidamente portato al livello massimo. nella via umida, invece, i processi avvengono con gradualità, e il regime del fuoco deve essere accorto e sensibile. Per gli alchimisti esistono un fuoco esterno e un fuoco interno, perché, oltre al calore che è necessario applicare dall’esterno per la liquefazione della pietra, occorre un secondo agente, detto fuoco segreto o filosofico o ‘fuoco di ruota’, in quanto fa girare la ruota e provoca i diversi fenomeni che l’operatore osserva nel suo recipiente [5].
Il motivo dei due fuochi può essere compreso alla luce di un passo delle Upanishad indiane (Maitri-Upanishad):
“L’ atman si presenta come una duplice entità: da una parte lo spirito vitale (prana) e dall’altra il Sole (aditya), che si manifesta come giorno e come notte. Il Sole – in alto – è lo Spirito Esteriore, il prana – in basso – è quello interiore, ed è perciò che si dice che il moto dello spirito interiore si lascia inferire dal moto dello spirito esteriore” [6].
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Il fuoco esterno può essere identificato coi campi energetici del sole, della luna e dei pianeti, e più in generale con le influenze elettromagnetiche cui siamo oggetti a partire da tutto il cosmo; il fuoco interno col corrispondente elemento che entra in risonanza con le energie cosmiche. l’espressione ‘fuoco di ruota’ richiama i chakra. La loro rotazione (attività) può andare in due versi. una, è di servire ai meri bisogni biologici di sopravvivenza dell’individuo e della specie; l’altra, è il lavoro su se stessi.
Il fuoco esterno accende il fuoco interno dello zolfo, che è l’agente di tutte le trasmutazioni, che ”sussiste e si può ritrovare inalterato perfino nelle ceneri dei metalli calcinati” [4].
Il mercurio, solvente universale, ha il compito di animare e mobilizzare il nucleo interno soprasensibile, l’anima incombustibile, inalterabile, imperitura dei metalli e dell’artefice (zolfo e mercurio sono associati ai princìpi maschile e femminile).
”Il fuoco naturale è un fuoco in potenza, che non brucia le mani, ma che dimostra la sua efficacia se è appena eccitato dal fuoco esterno” [4].
Il compimento della grande opera
L’alchimia assicura che ‘Se noi lottiamo con costanza e fiducia per liberarci dall’ignoranza, la verità stessa lotterà con noi e per noi, e vincerà! allora comincerà la vera metafisica’.
Molto più rilevante dell’ottenimento della pietra filosofale, è il compimento della Grande Opera.
Le tre fasi della Grande Opera alchemica corrispondono a fasi di sviluppo spirituale: la nigredo corrisponde all’uccisione dell’Io fisico, alla rottura della chiusura della comune individualità; l’albedo è l’apertura estatica, l’esperienza della luce, però con un carattere passivo, per cui essa viene chiamata anche ‘regime della Donna o della Luna’; lo stadio finale o perfetto, la rubedo, comporta il superamento di tale fase, la riaffermazione delle qualità virili, per cui si parla di ‘regime del Fuoco e del Sole’.
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Nell’alchimista stesso si produce una trasformazione. Questa trasformazione è ‘la promessa di ciò che attende l’umanità al termine del suo contatto intelligente con la terra e i suoi elementi: la fusione nello spirito, la sua concentrazione in un punto spirituale fisso, e il suo collegamento con altri focolai di coscienza. l’alchimista scopre il senso del suo lungo lavoro, scopre tutti i segreti della materia e dell’energia, e al tempo stesso gli diventano visibili tutte le infinite prospettive della vita, egli stesso stabilisce nuovi rapporti tra il suo spirito e lo spirito universale, in eterno progresso di concentrazione’. L’alchimista passa ad un altro stato dell’essere, si ritrova innalzato ad un nuovo livello della coscienza, si scopre ‘sveglio’.
L’opus vero si compie dentro il corpo, dove sono si ritrovano commisti l’anima e lo spirito, che vanno estratti, e separati. Lo spirito va separato dall’anima, e poi riunificato alle singole facoltà nel frattempo depurate.
Le dimensioni profonde della corporeità sono sbarrate alla coscienza dell’uomo comune, che non conosce il suo ‘potenziale’ energetico.
“L’uomo comune subisce lo stato tamasico della corporeità , e non conosce lo stato rajasico (corpo sottile) ne lo stato sattvico (corpo causante). […] le tecniche dello yoga tantrico mirano proprio a dischiudere alla coscienza desta e lucida la corporeità spirituale” [7].
Anche nel taoismo si possono ritrovare concetti analoghi. A differenza dei concetti alchemici generali, però, le scuole taoiste sono sostanzialmente due, a seconda che pongano l’attenzione soprattutto sul cosiddetto elisir esterno, o sull’elisir interno.
I seguaci dell’elisir esterno seguivano i procedimenti alchemici che, attraverso la manipolazione e la purificazione di sostanze (con procedimenti ‘chimici’ analoghi a quelli sopra descritti) ricercavano una sorta di ‘filtro di immortalità’, mentre i fautori dell’elisir interno preferivano basarsi soltanto su ciò che c’è all’interno dei nostri corpi, e imparare a gestire le energie in modo da procurarsi l’immortalità con ciò che abbiamo già (in quest’ottica si colloca, in modo prevalente, il cosiddetto tao dell’amore, un insieme di tecniche fisiche, respiratorie, e mentali volte al raggiungimento della continenza sessuale).
Fac volatile fixum et fixum volatile: la procedura è pericolosa, e non per tutti. bisogna eccitare le passioni, e portarle a un punto tale che esse non si esauriscano a un banale soddisfacimento del desiderio, ma sublimino ad un altro piano dell’essere.
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