|
Parlare di yoga tantrico può generare confusione per quel che si conosce del tantrismo in occidente, eppure se consideriamo che il Tantra Yoga è inteso come lo yoga dell’Espansione della Coscienza, ecco che possiamo considerare come yoga tantrico tutte quelle pratiche yogiche che mirano appunto a questa espansione, a partire da ciò che esiste, poiché secondo i tantrici nulla è da rifiutare in questo mondo: tutto è divino, tutto può divenire un mezzo di trasformazione. La distinzione tra buono o cattivo è data da come usiamo lo strumento, e quindi ogni esperienza, se vissuta nel modo giusto, può diventare occasione di crescita, di esperienza vissuta per ampliare la nostra consapevolezza.
|
In questo senso, parlare di hatha yoga secondo la via del tantrismo significa portare il corpo alla sua perfezione, alla sua dimensione trans-individuale, alla capacità di diventare anch’esso uno strumento di conoscenza. Per fare ciò, occorre innanzitutto poter mantenere a lungo una postura yoga (asana), per consentire l’accumulo delle energie benefiche catalizzate attraverso una determinata posizione del corpo. Ma ad un certo punto non sarà neanche più la durata a contare, quanto la presa di coscienza sugli effetti che vengono generati, in un’attitudine di abbandono, dimentichi del corpo, aprendoci ai misteri della creazione.
Come Eric Baret indica: “Lo yoga del Kashmir non prevede alcuna nozione di progressione, il fatto di mantenere un poco di più o un poco di meno le posizioni non ci riguarda. Ma quando ci si è resi conto che non c’è niente da acquisire, niente da difendere, niente di cui appropriarsi, scopriamo di avere un sacco di tempo libero e a quel punto l’esplorazione della posa può prolungarsi. In quest’arte, il nostro strumento di esplorazione è la sensibilità, non per svilupparla ma per lasciare che muoia. Quando ogni percezione muore nel cuore c’è tranquillità. Questo è il fulcro della pratica. Per quel che riguarda la tecnica non si può spiegare, deve essere sentita nella totale assenza di intenzione, di sforzo e di attività muscolare”. (da un’intervista di Emina Vukovic)
Julius Evola invece lo presenta cosi: «Se si cerca la caratteristica dello yoga tantrico, essa è probabilmente da vedere nella particolare valorizzazione del corpo. Un’espressione tipica del Kularnava-tantra è: “Il corpo è il tempio del dio”. In nessun modo il corpo viene considerato come un nemico, e non è il metodo della pura contemplazione intellettuale che qui viene raccomandato.
Alle scuole tantriche, sia induiste che buddhiste, è proprio il concepire il corpo stesso secondo una sua dimensione iperfisica, lo stabilire, attraverso di esso, rapporti analogico-magici fra microcosmo e macrocosmo e volgere verso l’Unità Suprema attraverso il corpo da ridestare, conoscere e signoreggiare completamente nel suo lato interno, occulto; la gerarchia dei suoi elementi e dei suoi poteri marcando anche le tappe verso il fine supremo. Del resto, era già un detto delle Upanishad: “Tutte le divinità sono chiuse qui nel corpo”. Dunque, non disprezzo del corpo ma assunzione di esso e esplorazione dei suoi segreti e dei poteri in esso contenuti.
L’ulteriore carattere distintivo dello yoga tantrico è il suo essere un hatha-yoga nel senso di un kundalini-yoga, ossia uno yoga nel quale il principio agente è la Shakti presente nell’organismo e nel quale, quindi, la chiave di tutta l’opera è il risveglio di essa e il congiungimento con essa.
|
|
“Kundalini – viene detto – è la base essenziale di tutte le pratiche dello yoga”. Ciò caratterizza lo yoga tantrico rispetto a quello che viene chiamato lo yoga della conoscenza, jnana-yoga o dhyana-yoga. Nel secondo, il corpo ha una parte subordinata; esso viene considerato quando si tratta degli asana, cioè delle posizioni del corpo tali da facilitare i processi meditativi, e oltre a ciò quando, allo stesso scopo, si pratica il pranayama, ossia il controllo e la regolazione del respiro.
|
Al di fuori del tantrismo, come hatha-yoga venne e viene tuttora inteso un insieme di pratiche miranti a rendere forte e saldo l’organismo, e aventi anche un valore igienico e terapeutico, però non legate a nessun significato superiore, tanto da potersi parlare, a tale riguardo, di uno “yoga fisico”. A questa stregua, l’hatha-yoga è stato e viene ancora considerato, al massimo, soltanto come un grado preliminare o come un ausiliario rispetto allo yoga della conoscenza, in quanto la premessa di tale yoga è che il fisico di chi vi si applica deve essere perfettamente in ordine, che nessuna turba e nessuno squilibrio organico vadano a pregiudicare l’andamento dei processi spirituali.
yoga bologna tantra bologna
Preso in se stesso, questo hatha-yoga non ha dunque un valore maggiore di una qualche ginnastica eugenica e terapeutica, ed è significativo, per il livello intellettuale degli Occidentali, il fatto che se lo yoga nei tempi ultimi ha acquistato una notevole popolarità in Europa e in America, a prescindere dalle fisime occultistiche, esso l’ha acquistata essenzialmente in quanto è stato assunto proprio in questi termini banali e primitivi, cioè fisici.
Nel tantrismo l’hatha-yoga riveste invece una dignità, un significato e una portata assai diversi. Come si è detto, esso diviene lo yoga per mezzo del quale si tende a conseguire la rottura del livello ordinario della coscienza, la decondizionalizzazione dell’essere e la trascendenza per mezzo del potere basale nel quale sia la mente, sia la forza di vita del corpo di ogni individuo avrebbero la loro radice – per mezzo di kundalini-shakti, “presenza” della Shakti primordiale nell’uomo. Cosi esso diviene parte integrante inseparabile del vero raja-yoga, ossia dello “yoga regale” nell’accezione più alta di tale termine.» (“Lo Yoga della Potenza”, di Julius Evola)
Ecco quindi com’è possibile che, a partire da una semplice posizione del corpo, la mente si libera e lo yogi perseverante giunge dal finito all’infinito.
|